Macchie della Pelle | Cause, Prevenzione, Cure Efficaci

Introduzione

Tra gli inestetismi cutanei più frequenti, rientrano a pieno titolo le antiestetiche macchie della pelle, la cui incidenza e la cui intensità tendono ad aumentare con il passare degli anni. Per comprendere al meglio quali possano essere le possibilità di prevenzione e di intervento nei confronti di questi fastidiosi inestetismi, occorrerebbe in prima analisi conoscerli meglio.

Con il termine iperpigmentazione si fa riferimento a tutta una serie di alterazioni della colorazione cutanea dovute a un'anomala distribuzione, sia di tipo quantitativo che qualitativo, dei pigmenti. A livello cutaneo, in particolare, si concentrano vari pigmenti, in primis la melanina, ma anche il Beta carotene, l'emoglobina e i suoi cataboliti, che donano alla pelle una colorazione tipica. A tutti tornerà alla mente la tipica colorazione giallastra del paziente con patologie epatiche, legata all'eccessiva concentrazione ematica di bilirubina. Tuttavia, tralasciando questi casi francamente patologici, le macchie cutanee possono classificarsi in due grandi famiglie:

  • le ipermelanosi: dovute a un'alterata produzione e accumulo di melanina e di altri pigmenti cutanei;
  • le ipercromie o discromie, sostenute invece dall'accumulo di pigmenti endogeni, diversi dalla melanina, o esogeni: classici esempi sono rappresentati dal tatuaggio o dall'azione di certi farmaci come gli estroprogestinici.
Nonostante l'etiopatogenesi delle iperpigmentazioni sia particolarmente complessa e fondata su cause genetiche, metaboliche, endocrine ecc., questo articolo si concentrerà sulla principale causa di ipercromia cutanea che si osserva nella popolazione adulta e che è sostenuta dal tanto temuto photoaging.

La produzione di Melanina

Il diverso colorito della cute e dei capelli e la differente tendenza ad abbronzarsi sono caratteristiche strettamente legate alla presenza e produzione di melanina. Classicamente, la melanina presente nella cute umana è definita :
  • eumelanina, caratterizzata da un colore nero o marrone;
  • feomelanina, caratterizzata da un colore rosso o giallo.
La produzione di questi pigmenti, entrambi presenti a livello cutaneo, è legata all'intensa attività di un enzima, noto come tirosinasi, in grado di convertire l'aminoacido tirosina in vari intermedi metabolici, fino appunto alle melanine. Negli individui di pelle più scura vi sarà una predominanza del pigmento eumelanina, mentre in quelli più chiari, oltre alla maggior presenza di feomelanina, vi sarà di base una ridotta presenza di melanosomi (organelli deputati alla sintesi di melanina), e una maggior tendenza alla degradazione del pigmento. L'esposizione alle radiazioni ultraviolette elicita la produzione endogena di melanina, importante sistema di filtro e difesa, determinando un imbrunimento della cute. Talvolta, tuttavia, questa attività può essere disomogenea, portando all'iperproduzione di melanina in specifiche regioni, e alla conseguente comparsa di macchie cutanee.

Photoaging e macchie cutanee

Le macchie cutanee e le iperpigmentazioni legate all'eccessiva esposizione alle radiazioni ultraviolette, sono particolarmente diffuse nella popolazione e si concentrano soprattutto nelle regioni più esposte ai raggi UV.
  • Le Lenitigini, ad esempio, sono dei piccoli spot ipercromici legati all'iperproduzione locale di melanina nei soggetti con pelle chiara, dovuta a un incremento del numero di melanoiciti.
  • Le Efelidi, molto simili alle lentiggini ma contraddistinte da un colore leggermente più chiaro, sono invece legate a un'aumentata sintesi di melanina in soggetti con fototipo intermedio.
  • Le Lentigo solari sono invece macchie irregolari di dimensione variabile, sensibili alle radiazioni UV e particolarmente comuni nei soggetti over 50, per la progressiva perdita del turn-over cellulare.
  • Le Lentigo senili, clinicamente più rilevanti, sono strettamente legate al photoaging; esse dipendono sia dall'esposizione cronica alle radiazioni UV, sia dalle ridotte capacità rigenerative e riparative della cute invecchiata.
  • La cheratosi attinica rappresenta invece una reazione cutanea alle radiazioni ultraviolette, caratterizzata da un'iperplasia dello strato corneo, con o senza reazione infiammatoria, e dall'insorgenza di una lesione che appare rialzata sul piano cutaneo e ruvida al tatto.
A queste se ne aggiungono altre come ad esempio il melasma, tuttavia non strettamente dipendenti dall'esposizione ai raggi UV.

Le regioni cutanee più colpite

Trattandosi di macchie cutanee legate all'eccessiva esposizione alle radiazioni ultraviolette, la loro localizzazione non sarà casuale ma tenderà a concentrarsi in particolari regioni. A tal proposito le zone più colpite sono:
  • le mani;
  • il collo;
  • il volto (regione periorbitale, frontale e zigomatica);
  • la spalla;
  • il petto.
La classica localizzazione di tali macchie influisce sensibilmente sull'impatto estetico delle stesse, minando molto spesso la qualità di vita di questi pazienti. 

La prevenzione

Nonostante, nella maggior parte dei casi, le iperpigmentazioni cutanee legate all'esposizione ai raggi UV abbiano un decorso clinico favorevole, la particolare localizzazione delle stesse spinge molti pazienti a ricorrere all'ausilio del medico per porre opportuno rimedio. L'avanzamento delle tecnologie mediche e della ricerca scientifica, soprattutto in ambito cosmetologico, ha consentito lo sviluppo di vari protocolli, caratterizzati da invasività ed efficacia diverse, che consentono un'elevatissima personalizzazione nel trattamento. Qui di seguito verranno elencati i principali metodi preventivi e terapeutici.

Come per ogni settore della medicina, anche nella cosmetologia medica e dermatologica la prevenzione rappresenta sicuramente una tappa obbligata. Lo studio dell'etiopatogenesi di queste lesioni ha permesso di identificare con estrema chiarezza i meccanismi molecolari e le principali cause dell'iperpigmentazione legata al photoaging. Pertanto, al fine di evitare l'insorgenza di tali lesioni, sarebbe opportuno:

  • evitare l'eccessiva esposizione alle radiazioni ultraviolette;
  • proteggere la cute, attraverso l'applicazione di filtri solari;
  • mantenere la cute adeguatamente idratata;
  • evitare l'uso di detergenti aggressivi;
  • evitare il contatto o la presenza di altre fonti pro-ossidanti, esempio classico rappresentato dal fumo di sigaretta;
  • aumentare il contenuto di antiossidanti con la dieta, preferendo pertanto il consumo di frutta e verdure;
  • mantenere uno stile di vita adeguato.

I rimedi

Qualora i principali metodi di prevenzione fallissero nel proteggere la cute dalle discromie e dalle iperpigmentazioni tipiche del photoaging, il paziente, grazie all'ausilio del medico dermatologo, può ricorrere a protocolli terapeutici differenti. A tal proposito, classici esempi sono rappresentati da:
  • Creme depigmentati: prodotti cosmetologici in grado di schiarire con elevata precisione la regione direttamente trattata. La loro efficacia è stata dimostrata da differenti studi e da una notevole pratica clinica; tuttavia, un'errata applicazione potrebbe determinare l'ipocromia delle regioni immediatamente limitrofe all'area trattata. Classicamente, l'idrochinone è il principio attivo più utilizzato in questi casi.
    Molto attivi in tal senso, sono anche l'arbutina, la vitamina C (acido ascorbico) e la vitamina A, che esercitano nel contempo un'interessante azione antiossidante (vitamina C) e di stimolo della sintesi di collagene (vitamina A coadiuvata dalla vitamina C)
  • Peeling: tecnica ampiamente utilizzata in ambito dermatologico, in grado di determinare la distruzione controllata di una parte o dell'intera epidermide. A seconda dell'invasività e della profondità d'azione, viene classicamente suddiviso in peeling molto superficiale, superficiale, medio e profondo. La modulazione d'intervento è evidentemente associata al composto chimico utilizzato, mentre i risultati sono visibili già dopo la prima seduta ambulatoriale. Chiaramente, la zona trattata potrebbe andare in contro ad eritema superficiale, che comunque regredisce spontaneamente in pochi giorni.
  • Crioterapia: tecnica oggi meno utilizzata in ambito dermatologico ed antiaging rispetto al passato. L'applicazione di azoto liquido, direttamente sulla regione ipercromica, provoca il distacco degli stati superficiali dell'epidermide dai sottostanti, determinando così in pochi giorni anche l'eliminazione della lentigo o dell'area interessata da cheratosi attinica o solare. Anche in questo caso, l'invasività della tecnica determina la comparsa di eritema ed edema, che tuttavia tendono a esaurirsi in pochi giorni.
  • Luce pulsata: tecnica utilizzata per lo più nel trattamento delle macchie superficiali e poco profonde. L'uso di questo fascio luminoso stimolerebbe la produzione di collagene da un lato ed accelererebbe il turn-over cellulare dall'altro, determinando così un ringiovanimento dell'epidermide e la perdita della macchia solare. La tecnica è poco invasiva, non richiede anestesia e i potenziali effetti collaterali locali si esauriscono in poche ore.
  • Laser terapia: tecnica di più recente introduzione che, attraverso specifici raggi laser (Co2 o Q switched ad esempio), è in grado di intervenire con estrema precisione sulla regione interessata dall'iperpigmentazione, risparmiando il tessuto circostante. I risultati sono immediati, solitamente visibili già nella prima seduta (che è svolta ambulatorialmente, in alcuni casi con l'applicazione di un'anestesia locale).

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Possibili effetti collaterali

L'invasività della tecnica utilizzata risulta chiaramente determinante nell'eventuale comparsa di successive complicanze. Tuttavia, la bassa invasività delle procedure elencate solitamente non determina reazioni avverse particolarmente rilevanti. Nella maggior parte dei casi, l'area trattata potrebbe essere interessata da un processo infiammatorio locale, caratterizzato da eritema e talvolta edema. Tuttavia, queste complicanze regrediscono spontaneamente in pochi giorni dal trattamento. In quasi tutti i casi, invece, viene solitamente raccomandato di evitare l'esposizione dell'area trattata alla luce solare e ai raggi UV, data l'azione fotosensibilizzante temporanea di queste procedure.

Bibliografia