Peperoncino o Capsicum - Proprietà Antibiotiche, Storia, Piccantezza, Varietà

Generalità sul peperoncino o capsicum

La maggior parte delle piante utilizzate anche quotidianamente in cucina, studiate sotto l'aspetto medico, hanno dimostrato di possedere un'azione antibiotica più o meno pronunciata.
Il Capsicum (vero nome scientifico del peperoncino) è largamente utilizzato in Etiopia per la preparazione dei piatti tradizionali e ad una concentrazione neppur troppo elevata è in grado di inibire colonie di salmonelle e colibacilli responsabili di gravi malattie intestinali.
La cosa non dovrebbe meravigliare più di tanto! Gli antibiotici prodotti dalle piante hanno la funzione di difesa contro i germi potenzialmente dannosi, esattamente come gli animali posseggono un sistema immunitario fatto di anticorpi e di elementi corpuscolati quali macrofagi e linfociti. Inoltre, dai fito-antibiotici naturali si può ottenere: una modificazione della flora intestinale, una maggiore digeribilità del pasto e l'ottimizzazione delle calorie introdotte. In parole povere, un piatto scarso di farinacei o patate ma insaporito con peperoncino migliora in termini nutritivi realizzando così un vantaggio economico. Tutto questo spiega (almeno in parte) come certe popolazioni riescano a sopravvivere con diete decisamente misere ed insufficienti.
Se è vero che il peperoncino (come tanti altri vegetali ma in maggior misura) possiede azione antibiotica, utile specialmente alla regolazione della flora batterica intestinale, è anche vero che possiede piccole dosi di antibiotico tali da provocare una RESISTENZA batterica con relativo effetto indesiderato; ne conviene che la valutazione dell'efficacia farmacologica del Capsicum sia piuttosto complessa, in quanto tra la sua definizione teorica e l'applicazione pratica (vedi ulcera e controindicazioni del peperoncino in presenza di patologie gastriche o del plesso emorroidale) ci sono di mezzo la sperimentazione e l'eventuale (ma tutt'altro che scontata) conferma dei risultati.

Storia del peperoncino o capsicum

Il peperoncino arrivò in Europa nel 1514, stivato nelle caravelle di Colombo di ritorno dal vecchio continente; il nome con il quale fu etichettato era "chili", e così è rimasto. Il primo occidentale che conobbe sulla lingua il sapore piccante del peperone fu il medico della seconda spedizione di Colombo, Diego Alvaro Chanca, che lo usò come condimento nel 1494.
Fino al secolo sedicesimo, nessuno dei grandi popoli della civiltà occidentale aveva mai potuto aromatizzare le sue vivande con l'apporto di questo vegetale allegro, umile e vivificante. Il peperoncino, acutissimo al gusto, apparve subito adatto per conservare ed insaporire i cibi, tant'è che Mattioli (medico senese autore di un famoso trattato sulle piante del 1568) ne parlò già come di una pianta comune, chiamandolo pepe cornuto o pepe d'India.
Cominciò da qui la difficile ed intricata questione della nomenclatura che, solo con la sistematica settecentesca di Linneo, trovò il definitivo nome scientifico di "capsicum".
In brevissimo tempo la coltivazione del pepe d'India si diffuse nei paesi del mediterraneo, favorita dal clima e dal sole. Attecchì benissimo nel nostro Sud, dov'è rimasta (quasi ovunque) la spezia preferita, nonché in tutta l'Africa settentrionale. Oggi, è venduto largamente in qualunque mercatino della Tunisia, ma anche in Algeria, Libia, Egitto e Marocco.

Classificazione del peperoncino o capsicum

La pianta appartiene alla famiglia delle Solanaceae ed al genere Capsicum.
Nome botanico (genere e specie): Capsicum frutescens L., Capsicum annum L..
Le piante si presentano sotto forma di cespuglio con foglie di colore verde chiaro su fusti delicati; la loro altezza varia dai 40 agli 80 cm e la loro larghezza (dipendente dalla specie) risulta sempre variabile tra i 40 e gli 80 cm. Fiorisce con fiori bianchi stellati a 5-6 petali con stami giallo tenue.

Coltivazione domestica del peperoncino o capsicum

Il peperoncino può essere coltivato in balcone, seminandolo da febbraio a marzo in una cassettina contenente terriccio da semina e trapiantandolo poi all'aperto in aprile - maggio, quando è alto 10 cm circa.
Date le misure della pianta occorre che esse vengano interrate alla distanza di 10-15 cm l'una dall'altra ed eventualmente protette dalle zone più fredde, in modo da mantenerle ad una temperatura di minimo 19 gradi. I frutti si raccoglieranno da giugno fino a novembre.

Specie di peperoncino o capsicum

Esistono molte qualità di peperoncino, distinguibili per il diverso colore, sapore e formato. Di seguito ne indichiamo alcune tra le più note ed i metodi per conservarle:

I metodi migliori per conservare il peperoncino in modo che non perda le sue proprietà sono la conservazione sott'olio e l'essiccazione appena colto; in caso contrario si corre il rischio di alterarne il sapore. Si consiglia di seccare i peperoncini al sole e polverizzarli qualche giorno dopo la raccolta, mentre per metterli in salamoia è necessario coglierli senza togliere il picciolo ed i semi, scottarli in acqua ed aceto bollenti per 1 minuto, farli bollire in una pentola con un litro d'acqua, toglierli dal fuoco ed aggiungere 250 grammi di sale da cucina per poi raffreddarli e sistemarli in un vaso di vetro.

Composizione chimica del peperoncino o capsicum

Utile è fare un'analisi approfondita di questa pianta definita "miracolosa", dispensatrice di vitamina C e potassio dalle proprietà antibatteriche ed antiossidanti.
Il vero nome scientifico del peperoncino è Capsicum, nelle varie vesti di minimum, fastigiatum, frutescens, annuum. La parola deriva dal latino capsa che vuol dire scatola o dal greco kapto che vuol dire mordo, mangio avidamente (per la sua dote di eccitare l'appetito).
Il principio attivo caratterizzante, l'alcaloide "capsicina", è contenuto specialmente nella placenta (il velo sottile attaccato alla parte interna del frutto dove sorregge ed avvolge i semi).
Nell'epicarpo sono contenute le sostanze coloranti che danno il bel colore al frutto: capsorubina, zeaxantina, criptoxantina.


L'olio dei semi contiene:

acido miristico, palmitico, stearico, carnaubico, oleico.

Il frutto contiene:

acido malonico e citrico, potassio, rame, zinco, fosforo, zolfo, magnesio, ferro.

Le vitamine:

β-carotene (vit A), Tiamina (B1), Riboflavina (B2), Piridossina (B6), Niacina (PP), Acido Pantotenico (B5), Acido Folico, Acido Ascorbico (C) e Tocoferoli (E).

Si suppone che il peperoncino possegga numerose caratteristiche, quali: sciogliere i coaguli del sangue (azione anti-trombotica), capacità espettorante, decongestionante e di prevenzione dell'enfisema, della bronchite e delle ulcere allo stomaco (aspetto, quest'ultimo, molto discusso).


Di seguito, una lista più dettagliata delle proprietà attribuite dalla medicina popolare a questo prezioso frutto:

Azioni metaboliche

Recenti studi condotti in Giappone hanno confermato che la capsicina ha sul sangue una azione fibrinolitica e anche anestetizzante sul corpo. La fibrina è una specie di reticolo che va ad avviluppare quegli accumuli di piastrine che si sono andate formando sulle piccole lesioni create dal tempo a danno delle nostre povere arterie. Tappano il buco ma creano, con la fibrina con i globuli bianchi, rossi e il calcio, quella placca ateromasica che nel tempo può divenire tanto voluminosa da chiudere il vaso stesso. Antiaggreganti piastrinici e fibrinolitici contenuti nel peperoncino sono quindi i farmaci che impediscono la formazione della placca, come pare sappia fare il peperoncino. La tesi, molto accreditata, che sostiene questo asserto, si basa sulla constatazione, in verità inoppugnabile, che i popoli che fanno largo uso di peperoncino sono statisticamente meno soggetti all'arteriosclerosi e quindi all'infarto. La deduzione è affascinante ma forse un po' troppo semplicistica.
Le prime ricerche di laboratorio sul peperoncino risalgono agli anni venti. I primi ricercatori iniettavano la capsicina endovena nei soggetti sperimentali provocano un rallentamento degli atti respiratori fino all'apnea un abbassamento della pressione arteriosa ed una diminuzione della frequenza cardiaca per azione vagale. Sull'intestino isolato la capsicina aumenta il tono e la frequenza delle contrazioni mentre applicata localmente come tintura provoca calore e bruciore ed in un secondo tempo arrossa l'epidermide ma non fa comparire vesciche anche in dosi molto concentrate. Non solo, ma a questo livello subentra uno stato di anestesia localizzata, il fenomeno già notato in passato (così curavano il mal di denti i Maja e gli Incas) è stato recentemente spiegato con il fatto che la capsicina entrerebbe in competizione con la così detta sostanza P, un mediatore chimico tra la parte offesa ed il neurone che porta lo stimolo al cervello; questo misterioso fattore fu scoperto negli anni trenta ma fu isolato e meglio conosciuto quaranta anni dopo. La distruzione o l'inattivazione (questo non è chiaro) di tale sostanza impedisce dunque all'organismo di percepire dolore da quel punto dove si è applicata la capsicina.
Con queste interessanti premesse si è recentemente provata l'applicazione di una "crema di capsico" sulle lesioni provocate da una malattia tipica del sistema nervoso periferico: l'Herpes zoster.

Piccantezza del Peperoncino

Per chi ha esagerato con le dosi o ne ha assunto per sbaglio, il solo rimedio è masticare della mollica di pane, magari dopo essersi messi sulla lingua un pizzico di sale. Ma è possibile misurare il potere "ustionante" del peperoncino? Si, e viene misurato in due modi differenti:

Le due scale si basano su due principi diversi, comunque abbastanza empirici, e le classifiche di piccantezza che si trovano in giro non si riferiscono allo stesso gruppo di qualità di peperoncini: chiunque può crearsi la sua scala come più gli piace, mettendo a confronto i peperoncini nella preparazione della sua salsa preferita o qualsiasi altra cosa.
La Scoville Heat Unit si basa su di un sistema empirico che valuta la reazione della pelle umana al contatto con la propria unità di misura. Ovviamente, questa misura varia in modo imprevedibile in virtù di numerosi fattori, compresa la tolleranza del singolo individuo.
A seconda della loro forza, i peperoncini si possono dividere più o meno precisamente in tre grandi categorie:

Un consiglio per preparare il the piccante (una bevanda dissetante): procurarsi del the sfuso e dei peperoncini secchi, l'ideale sarebbe utilizzare dei peperoncini piccoli (5-6 cm di lunghezza) in modo da lasciarli interi (ottimi anche quelli tritati). Fare bollire l'acqua e lasciare in infusione per 15-20 minuti e servire caldo o freddo, secondo i gusti. Questa particolare bevanda ha la caratteristica di possedere al primo assaggio il classico gusto del the che successivamente si ravviva con il caratteristico "pizzicore" tipico del peperoncino.


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